Le spiagge del Sinis

Le spiagge della penisola del Sinis, alcune delle località balneari nella top 10 della Sardegna

Oasi naturali e aree protette

L’area protetta della penisola del Sinis e l’Isola di Malu Entu sono tra i luoghi più affascianti del Mediterraneo.
Il museo di Cabras,  l’Antiquarium Arborense e l’ipogeo di San Salvatore di Sinis

Musei e archeologia

Il Sinis è ricco di siti archeologici, di musei ed esposizioni permanenti

Esperienze Gastronomiche

Cibi genuini, tipici della zona, naturali e a Km 0

Terme, luoghi di svago e utilità

Dove trascorrere una giornata spensierata o una serata di festa

Luoghi da visitare

Come raggiungere le principali località balneari, di interesse turistico e culturale.
Ti viene indicata la via più diretta per raggiungere i vari punti di interesse.

Itinerari

Qui troverai degli itinerari studiati per guidarti nelle tue uscite giornaliere. Potrai uscire dalla Locanda e visitare più località nei dintorni, con un percorso giornaliero.

Luoghi da visitare

Vista della spiaggi Is Aruttas nel Sinis di Cabras

Le spiagge del Sinis

Il Sinis è un territorio ricco di spiagge, insenature e località attrezzate per la balneazione

Oasi naturali e aree protette

Il territorio è ricco di zone umide di interesse naturalistico, stagni e riserve marine protette.

Musei e Archeologia

I Musei e tante altre esposizioni permanenti. Nuraghi, chiese e siti argheologici.

Esperienze gastronomiche

Ristoranti, pasticcerie e pizzerie. Luoghi dove acquistare prodotti tipici locali.

Terme, luoghi di svago e utilità

Discoteche, bar luoghi di ritrovo da visitare, per serate indimenticabili.
Farmacia e guardia medica.

Itinerari

Vista della spiaggi Is Aruttas nel Sinis di Cabras

Le spiagge del Sinis di Cabras

Il tour delle spiagge del Sinis di Cabras. La famosa Is Aruttas e la rinomata spiaggia di San Giovanni di Sinis

Le spiagge del Sinis del Nord

Le spiagge della Marina di San Vero Milis. Il campo da Golfa e la Spiaggia di S’archittu nel comune di Cuglieri

Non solo mare

Un giro tra le montagne del Montiferru e le terme di Fordongianus passando per San Leonardo de Siete Fuentes.

I musei di Cabras e Oristano

Il Museo di Cabras che contiene la meravigliosa storia e i reperti dei Giganti di Monte Pramma. Il Museo e la Pinacoteca di Oristano

Nuraghi, tombe dei giganti e case delle fate

Il Pozzo sacro di Santa Cristina e il Gigantesco Nuraghe Losa.

10 siti archeologici da visitare per gli ospiti della Locanda dell’Enzo

Scheda a cura del Dott. Ivan Lucherini – Archeologo

01. la domus de janas di Putzu Idu

in una giornata di mare nelle bellissime e varie spiagge di San Vero, da s’Anea Scoada a Sa Mesa Longa, da Su Pallosu a Sa Marigosa senza dimenticare la stessa Putzu Idu è possibile visitare una piccola e preziosa “reliquia” di questo territorio: la domus de janas di Putzu Idu. Per raggiungerla occorre seguire un sentiero che parte dalla ex SP 10, inoltrasi nella macchia mediterranea e scavalcare un basso muretto a secco. Dopo poche decine di metri da dove avremo lasciato l’auto si può ammirare questa chicca. Si tratta di un’antichissima sepoltura preistorica risalente al neolitico (4400-2000 a.C.). La tradizione sarda le ha chiamate “case delle fate” per il fascino che queste strutture, scavate nella roccia, emanavano nella cultura popolare delle comunità dell’isola.
Interessante pensare come la gente di quell’epoca scavò queste tombe, con una maestria ancora apprezzabile, in un epoca così lontana in cui non esisteva ancora l’uso dei metalli

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02. Nuraghe Losa – Abbasanta (OR)

Il nuraghe Losa sulla E25 (ex SS131) all’altezza di Abbasanta è un mirabile esempio di quella che fu la civiltà nuragica in Sardegna. Oltre 7.000 torri megalitiche sparse in tutta l’isola, costruite in un arco cronologico di circa 600 anni dal 1.800 al 1.200 a.C. a testimoniare una grandezza e una competenza fuori dal comune. Si pensi che questi edifici furono costruiti con blocchi di pietra e senza leganti, come singole torri o come strutture che richiamano l’architettura di vere e proprie fortezze, costituite da diverse torri legate fra loro da cinte murarie. La visita al nuraghe Losa, con la sua area archeologica, aiuta a comprendere fino in fondo questa civiltà poiché le appassionate guide che lo presidiano sapranno fornire importanti informazioni sulle genti che vissero nell’isola nel secondo millennio a.C. La civiltà nuragica (prende il nome proprio dal termine nuraghe) si caratterizzò nel bacino del mediterraneo occidentale per il suo alto valore culturale e ingegneristico.
Le torri nuragiche furono successivamente utilizzate per tutti i secoli successivi fino ai nostri giorni a testimoniare questa grandezza.

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03. Nuraghe S’Urachi – San Vero Milis (OR)

Il nurage S’Urachi poco fuori dell’abitato di San Vero Milis sulla ex SP 10 verso Putzu Idu, e posto su un rilievo artificiale edificato all’epoca della sua costruzione per bonificare i terreni paludosi esistenti, rappresenta l’edificio nuragico più grande del Sinis e uno dei più grandi della Sardegna.
Riscoperto nei primi anni del dopoguerra, non è mai stato scavato completamente.
Nel sito si succedono annualmente delle campagne di scavo condotte da Università americane che stanno mettendo in luce le fasi finali del suo utilizzo in epoca cartaginese e romana. Il complesso nuragico era circondato da un villaggio e qui facevano capo tutte le popolazioni nuragiche che abitavano questo territorio ricco e fiorente di risorse. Attualmente non è inserito in un circuito di visite guidate
ma la sua grandezza, 10 torri perimetrali, di cui solo 7 visibili e legate da un imponente antemurale e forse altre 2/3/4 torri centrali, sta a rappresentare la sua importanza nel Sinis di 3.500 anni fa.

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04. Santa Cristina – Paulilatino (OR)

Nel parco archeologico di Santa Cristina troviamo una fonte sacra della civiltà nuragica risalente a circa 3.000 anni fa. La fonte sacra monumentalizzata presenta una scalinata in dicesa dal piano di campagna e un perimetro di pietre che la racchiude. Il monumento si compone di tre distinte parti tutte edificate con una cura particolare: l’atrio, il vano scala e la camera ipogeica a tholos. Sulla sommità della tholos si apre una finestra che consente alla luce di penetrare nella camera ipogeica interrata. Contornano il monumento due perimetri esterni realizzati con pietre e fango. L’atrio è la parte antistante la scalinata nel quale venivano deposte le offerte votive per la divinità. Il vano scala, che consente l’accesso alla camera ipogeica ha subito una recente rivisitazione attarverso lo smontaggio e rimontaggio delle pietre che lo costituiscono. Nel parco archeologico è presente anche un antico protonuraghe, un villaggio nuragico e un villaggio di muristenes di epoca successiva.

Paulilatino - Pozzo sacro di Santa Cristina

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05. Monte Prama – Museo di Cabras (OR)

Monte Prama è una piccola collina del Sinis alle spalle delle spiagge più caratteristiche di Cabras dove circa 50 anni fa furono rinvenuti i resti di statue colossali. Per comprendere il significato di queste statue e di questo santuario nuragico risalente a circa 3.000 anni fa, si consiglia di visitare l’area in cui sorgeva e solo successivamente le statue esposte al museo di Cabras. Le statue rappresentano probabilmente l’apice della grandezza di questa civiltà e fungevano a corredo della grandezza dei guerrieri che qui furono sepolti. Il santuario è significativamente posizionato lungo la strada che dal golfo, ora chiamato di Oristano, portava ad addentarsi nel territorio fino al nuraghe S’Urachi. Nella successiva visita al museo civico di Cabras si potranno apprezzare alcune delle statue qui rinvenute (altre sono al museo nazionale di Cagliari) ma anche i reperti risalenti al neolitico rinvenuti negli scavi di Cuccuru Is Arrius durante gli scavi dello scolmatore dello stagno di Cabras e la collezione di reperti degli scavi di sa Osa, anch’essi di importanza fondamentale per i ritrovamenti che illuminarono la ricostruzione storica di questa importante civiltà mediterranea.

Paulilatino - Pozzo sacro di Santa Cristina

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06. Tharros – Cabras (OR)

I libri di Tharros la descrivono come una importante città fondata dai fenici. Recenti studi tuttavia rielaborano questo concetto e portano a pensare che la città fu la naturale evoluzione dell’unione di diversi empori nati dal IX al VII secolo a.C. dal contatto della civiltà sarda con i navigatori levantini che raggiungevano questa parte dell’isola. Lo spiegherebbe la presenza di due necropoli e la presenza all’interno delle sepolture di corredi sardi costituiti da bronzetti tipici della civiltà nuragica. Attualmente l’area archeologica presenta la fase romana della città con i diversi edifici termali, il castellum aquae e i templi. Ma sono ancora visibili alcune strutture della tradizione preromana come le cisterne pertinenti alle singole abitazioni edificate proprio prima che i romani erigessero l’acquedotto.
Una curiosità: all’interno degli scavi è possibile apprezzare la presenza di una domus ecclesiae con fonte battesimale, un edificio templare cristiano precedente alla costruzione delle prime chiese e risalente al III secolo d.C.

Scavi di Tharros

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07. San Giovanni di Sinis – Cabras (OR)

La chiesa di san Giovanni di Sinis fu edificata durante il periodo bizantino a metà del VI secolo.
Nel IX secolo fu ampliata con la costruzione dell’edificio che si può ora apprezzare nella sua forma altomedievale. Dedicata a san Giovanni Battista la piccola chiesa, una delle più antiche della Sardegna, si presenta oggi con pianta rettangolare e abside sporgente rivolta ad est ed è costruita in blocchi di spoglio in arenaria a vista presumibilmente provenienti dalle mura dell’antico abitato punico di Tharros che dista poche centinaia di metri dall’edificio.
Alcuni particolari come le cornici romaniche del transetto fanno supporre un intervento dell’XI secolo, periodo in cui è documentata la presenza di popolazioni navarresi a Tharros, presumibilmente fra il 1050 e il 1070, anno del definitivo abbandono di quella città. Originariamente la chiesa aveva struttura a pianta centrale bizantina a quattro bracci uguali, con la parte centrale sovrastata da una cupola simile a quella della basilica di San Saturno a Cagliari che fu edificata nello stesso periodo.

Chiesa San Giovanni di Sinis indicazione turistica

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08.  San Salvatore di Sinis – Cabras (OR)

Il villaggio di San Salvatore è un piccolo villaggio sorto in un’area sacra sin da età nuragica e nasconde una storia millenaria. La chiesa di San Salvatore, che da il nome al villaggio, sorse nel XVII secolo e fu edificata sopra un santuario preistorico scavato nella roccia. Sotto la navata attraverso una scala si scende all’ipogeo che presenta tracce di frequentazione molto antiche. Un
corridoio centrale consente di affacciarsi su diversi ambienti rettangolari e circolari sino alla camera principale dotata di fonte sorgiva. In età nuragica era destinato al culto pagano delle acque ma fu utilizzato per svariate funzioni fra cui anche quella di carcere. Attorno alla chiesa furono edificate alcune modeste abitazioni chiamate cumbessias o muristenes adibite ad ospitare i contadini impegnati durante la settimana ai lavori nei campi. Poco distante dall’abitato è possibile apprezzare i resti di antiche terme a testimoniare la capillare colonizzazione di Roma su questi territori fra il III secolo a.C. al V secolo d.C.. Il villaggio è stato set cinematografico di film western negli anni 60/70 del secolo scorso e ancora oggi esplode di vita il primo week end di settembre con la celebrazione della corsa degli scalzi, una affascinante rievocazione storica della corsa di quei contadini che scappavano dalle scorribande saracene verso il paese portando con loro la statua del Salvatore.

Chiesa San Giovanni di Sinis indicazione turistica

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09.  Centro Storico e Antiquarium Arborense – Oristano

La città di Oristano fu eretta sulle strutture di un’antica domus romana. Divenne la capitale del Giudicato di Arborea quando per diversi motivi fu abbandonata Tharros nel finire del X secolo e la popolazione della capitale si spostò nella più protetta Aristanis. In effetti gli abitanti spogliarono Tharros dei marmi, delle colonne, dei capitelli, dei blocchi squadrati per costruire la cattedrale, le chiese, i monasteri, i palazzi e la cinta muraria turrita.
Nella visita al museo oltre alle collezioni di reperti punici, romani e medievali si possono apprezzare il plastico della città medievale e riconoscere la torre di Mariano eretta nel 1290, una delle due principali porte d’ingresso dell’antica cinta muraria, ancora presente nell’attuale piazza Roma e la torre di San Filippo o Port’a Mari, che si trovava nell’attuale Piazza Manno, e abbattuta nel 1907. Notevoli sono i Retabli provenienti dalla chiesa di San Martino, dalla chiesa di San Francesco e dalla cappella della Casa Comunale della Città.

Statua di Eleonora D'Arborea

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10. le torri spagnole della marina di San Vero Milis (OR)

la più importante delle quattro torri costruite dagli aragonesi in difesa dalle incursioni barbaresche, è quella chiamata di capo Mannu. Si staglia sul promontorio che domina la spiaggia di sa Mesa Longa su un costone roccioso a 50 m a picco sul mare. Edificata nell’ultimo trentennio del XVI secolo con lo scopo di presidiare la cala di Su Pallosu, di sorvegliare la tonnara attiva già nel XVI secolo denominata di Su Pallosu ma anche tutta la fascia costiera a nord del Sinis, vigilata anche dalle torri di Sa Mora e di Scab ‘e Sai, fino alla spiaggia di Is Arenas, le scogliere di Santa Caterina e la torre di Capo Nieddu. Dalla torre di sa Mora costruita insieme alla torre di capo Mannu, e posta a 34 m di quota rispetto al livello del mare ed in collegamento visivo con le torri di Capo Mannu di Scab ‘e Sai e del Sevo o di Seu, era possibile il controllo su un’ampia fascia litoranea di oltre 25
km. Poco più a Nord Ovest la torre di Scab ‘e Sai che dichiara nel nome stesso la sua funzione di controllo del prelievo del sale dalle saline presenti in questo tratto del Sinis. Posta infine nella piana della salina troviamo la torre di Guardia, la più grande. Costituiva il centro di controllo del prelievo del sale e base di guarnigione per i soldati che si davano il turno nella guardia delle torri sul mare.
Con un trekking di circa 10 km è possibile visitare tutte le quattro torri e ammirare un paesaggio straordinario costruito dal vento e dal mare.

Statua di Eleonora D'Arborea

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